La respirazione ha una importanza assolutamente primaria in ogni attività umana. Nel canottaggio la respirazione ha luogo con molte difficoltà, in primo luogo perchè c’è una continua alternanza di compressione e espansione della cassa toracica e degli arti, sempre a ritmi molto elevati, anche nel corso di un allenamento non impegnativo. Respirare quando si rema al ritmo di 20-24 colpi al minuto non è cosa tanto semplice; le difficoltà aumentano molto durante una gara dove si mantengono 34-35 colpi e più al minuto. L’attività respiratoria ha luogo sfruttando la differenza di pressione che si viene a creare tra l’esterno e l’interno dei polmoni; l’aria viene aspirata all’interno dei polmoni ed espulsa all’esterno in funzione del gradiente pressorio tra i due distretti. I polmoni hanno una funzione assolutamente passiva nella respirazione perchè sono assimilabili a due sacchetti flosci. La variazione di pressione viene creata ad arte dal nostro sistema muscolare respiratorio che funge da pompa aspirante-premente agendo sulla gabbia toracica. I muscoli interessati al processo respiratorio sono: il più importante, ildiaframma, muscolo a cupola che separa cuore e polmoni dai visceri addominali, inserito sulle vertebre lombari e sulle coste inferiori. La sua attività consiste nel salire e scendere in modo analogo ad un pistone nel suo cilindro. Contraendosi scende e trascina verso il basso le basi polmonari, per cui diminuisce la pressione all’interno della gabbia toracica e l’aria viene inspirata; rilasciandosi risale verso l’alto, aumenta la pressione all’interno del torace e l’aria viene espirata. Vi sono poi i m. pennati intercostaliche contraendosi espandono la gabbia toracica verso l’esterno contribuendo sinergicamente all’azione del diaframma. Infine il m. sterno-cleido-mastoideo, che entra in funzione soprattutto nelle inspirazioni profonde, ancorato in basso allo sterno e alle clavicole e in alto ai processi mastoidei; contraendosi solleva gli apici polmonari contribuendo anch’esso alla creazione della pressione negativa all’interno dei polmoni. Al termine dell’inspirazione i muscoli respiratori si rilassano, la gabbia toracica si retrae facendo aumentare la pressione all’interno dei polmoni e l’aria viene espulsa.
Anche l’attività respiratoria va esercitata ed allenata perchè i muscoli respiratori con il passare degli anni perdono tono, forza, elasticità. Diventa quindi difficile con l’avanzare degli anni sfruttare appieno la capacità polmonare, ovvero il volume disponibile all’interno dei polmoni. Dato che tutte le attività metaboliche del nostro organismo utilizzano ossigeno si capisce come la progressiva riduzione della quantità di ossigeno introdotta nell’organismo riduca parallelamente le nostre potenzialità metaboliche e in particolare quelle muscolari. La pratica Yoga dà una importanza estrema al respiro e all’esercizio del respiro sia per ottimizzare la quantità di ossigeno a disposizione dei nostri organi sia per pulire i polmoni. Infatti, se l’espirazione è incompleta, è parziale anche l’espulsione dell’anidride carbonica, che è un residuato della nostra attività metabolica, e nell’inspirazione successiva si inspirerà meno aria e quindi meno ossigeno. Normalmente si utilizza molto poco l’attività del diaframma perchè la respirazione ha prevalenti caratteristiche “toraciche” che limitano moltissimo l’assunzione di aria. Bisogna imparare a utilizzare il diaframma per potenziare la respirazione “addominale”; con una mano appoggiata sull’addome ci si rende conto dell’impegno diaframmatico perchè con la respirazione “addominale” l’addome si espande durante l’inspirazione e si contrae nella espirazione. Questo tipo di respirazione costituisce anche un ottimo esercizio di massaggio sui visceri addominali. Per motivi culturali e fisiologici (vita stretta, busti, gravidanze) nella donna la respirazione è prevalentemente toracica e solo nelle atlete c’è una utilizzazione importante del diaframma. Bisogna esercitarsi a riposo alla utilizzazione ottimale del diaframma per ottenere la più ampia dilatazione possibile della cassa toracica e quindi assumere una quantità di aria il più vicina possibile alla capacità vitale; è necessario abituarsi anche a contrarre i muscoli addominali nell’espirazione per espellere il più possibile l’aria polmonare che contiene anidride carbonica. La capacità vitale respiratoria (assimilabile alla “cilindrata” polmonare) non è naturalmente l’unico fattore in grado di influenzare le nostre prestazioni, ma rimane comunque un fattore molto importante.
In barca l’inspirazione avviene durante la ripresa, l’apnea durante la passata e l’espirazione nel finale. Nel canottaggio la respirazione è compromessa perchè l’inspirazione avviene durante la ripresa, quando le cosce si avvicinano al tronco e impediscono la completa espansione del torace e dell’addome, ma purtroppo non è possibile inspirare durante la passata o nel finale. Anche i muscoli della respirazione vanno esercitati perchè non è raro dimenticarsi di respirare mentre si rema; occorre impegnarsi soprattutto ad espirare nel finale del colpo concentrandosi sulla contrazione dei muscoli addominali per espellere quanta più aria viziata possibile; l’inspirazione è più facile ed automatica quando la pressione endotoracica è inferiore a quella atmosferica. Per ottimizzare l’eliminazione dell’anidride carbonica e l’assunzione di ossigeno si possono compiere due cicli respiratori completi per ogni remata, in particolare negli allenamenti impegnativi e nel corso delle gare. |